Con mobbing sul lavoro ci si riferisce ad un insieme di atti violenti (psicologici o addirittura fisici), compiuti da parte di superiori e/o colleghi nei confronti di un lavoratore. Questi atti sono prolungati nel tempo e lesivi della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso lavoratore.
Vediamo nel dettaglio.
Quando c'è mobbing: le condotte mobbizanti
Le condotte mobbizzanti sono accomunate e caratterizzate una serie ripetuta nel tempo di comportamenti illeciti posti in essere dal datore di lavoro - maltrattamenti, umiliazioni e lesioni della dignità del lavoratore.
Tali azioni e comportamenti messi in atto dal datore di lavoro a danno del lavoratore sono tute dirette ad offendere il dipendente, di infastidirlo, di generare in lui uno stato di ansia e frustrazione in grado di condurlo a dimettersi abbandonando il posto di lavoro quindi sino capaci di provocare sofferenza nella vittima, danneggiare lei e la sua salute psico-fisica.
Possono ad esempio configurarsi come comportamenti mobilizzanti:
- è mobbizzato il lavoratore che subisce frequenti aggressioni psicologiche e rimproveri verbali ingiustificati che hanno l'unico obiettivo di umiliarlo;
- vittima di mobbing è anche il soggetto che deve fare i conti con critiche continue sul suo modo di lavorare e che viene, per tale ragione, escluso dall'assegnazione di determinate mansioni;
- altri casi di mobbing sono rappresentati dal demansionamento immotivato e dalla dequalificazione professionale; dalle molestie sessuali; dall'isolamento nel contesto lavorativo;
- provvedimenti immotivati di trasferimento, reiterate visite mediche fiscali, irrogazione di sanzioni disciplinari.
Le condotte mobbizzanti devono essere ripetute nel tempo; non sono sufficienti, infatti, vessazioni che si protraggono per due, tre giorni bensì è necessario che il comportamento offensivo perduri per mesi e mesi.
Come fare per difendersi dal mobbing
Il soggetto che ritiene di essere rimasto vittima di mobbing può, in prima battuta -autonomamente e personalmente, ma meglio, tramite un legale di fiducia -inviare una lettera di diffida - conservandone copia - al proprio datore di lavoro denunciando il mobbing, contestandolgi che il suo comportamento gli cagiona disagio e sofferenza psico-fisica, riservandosi di chiedere al Giudice competente i danni conseguenti.
Qualora la condotta del datore o dei colleghi riveste un rilievo penale: ad esempio nel caso di minacce, molestie, maltrattamenti anche verbali, ecc., oppure se ha cagionato una vera e propria malattia, fisica o psichica.
Denuncia per mobbing
La vittima, in questa ipotesi può sporgere denuncia per mobbing alle autorità competenti (Polizia, Carabinieri). In tal caso, se le indagini confermeranno quanto esposto alle Forze dell'Ordine, verrà avviato un processo penale.
Come chiedere e ottenere il risarcimento dei danni subiti
Il lavoratore può avviare una causa civile al fine di ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti(usufruendo, qualora il soggetto rimasto vittima di mobbing rientri nella fascia di reddito per la quale è possibile chiedere il patrocinio a spese dello stato, di assistenza legale gratuita).
Affinché la vittima di mobbing possa ottenere il risarcimento dei danni di natura patrimoniale deve dimostrare in primo luogo di aver subito comportamenti mobizzanti, in secondo luogo deve provare che a causa del mobbing ha patito danni patrimoniali (ovvero aver sostenuto spese per cure mediche per curarsi e di essersi rivolta a un medico affinché accertasse la patologia.)
Per quanto riguarda la prova del fatto, ossia del comportamento mobizzante assunto dal datore di lavoro o da colleghi sono fondamentali dei testimoni che siano capaci di riferire come sono andati davvero i fatti e documenti, con i quali documentare i fatti accaduti, quali ade esempio: mail, sms, messaggi su Whatsapp, eventuali offese e calunnie postate sui social, conservare lettere e insomma qualsiasi comunicazione da cui si possa ricavare l'intento persecutorio.
In altre parole il lavoratore vittima di mobbing se vuole ottenere realmente giustizia, deve fornire riscontro probatorio sui seguenti elementi:
- di avere subito violenze (fisiche o psichiche);
- il danno subito in riferimento alla sua sfera patrimoniale o alla sua integrità psicofisica;
- il nesso di causalità tra le violenze subite e il danno;
- l'intento persecutorio del datore di lavoro.